Friday For Future – Ispra e A me mi piace andare all’asilo

La sensibilizzazione, oltre che la mobilitazione, di cittadini sempre più giovani, verso il cambiamento climatico e le sue conseguenze, sembra davvero essere l’unica soluzione all’inversione di marcia (autodistruttiva) che il mondo ormai ha intrapreso.

52889969_2197053683671058_4215477063487848448_nLa nostra scuola, da sempre attenta alle tematiche educative, ha voluto dare il suo contributo alla pregevole iniziativa avviata dalla sedicenne Greta Thunberg a Stoccolma, #fridayforfuture, con la quale chiede impegni concreti contro i cambiamenti climatici.  Abbiamo aderito avviando un progetto che prevede il coinvolgendo dei nostri alunni della scuola dell’infanzia, di età compresa tra i 3 e i 6 anni, perché siamo convinti che saranno sempre più giovani, i veri attivisti del cambiamento e, partire da loro, è il solo modo per sostenere questa rivoluzione. Il progetto di educazione Ambientale, è stato possibile grazie al preziosissimo contributo dell’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca Ambientale (ISPRA) che per la prima volta ha realizzato una delle sue iniziative formative nella scuola dell’infanzia.

53628836_2125079627568512_3932910297500614656_nAll’interno del progetto di educazione ambientale, è stato scelto di parlare di Ecosistema Spiaggia, perché è il più vicino degli ecosistemi all’esperienza concreta dei nostri bambini. Infatti, tutti loro sono stati in spiaggia con le proprie famiglie ed imparare a conoscere questi luoghi donandogli una connotazione diversa da quella di mero divertimento e ristoro, ci permetterà di aiutarli a riconoscere e a vivere questi ambienti come un ecosistema abitato anche da altri essere viventi, regolato da precisi equilibri e bisognoso di attenzione e cura.

53825932_2125079687568506_141348559122333696_nIl progetto, in continuità con il nostro sfondo integratore sull’Empatia, avrà come obiettivo quello di sensibilizzare i nostri alunni ad un uso sostenibile del territorio e delle sue risorse, stimolando il senso di responsabilità e la consapevolezza delle azioni umane e delle loro ripercussioni sull’ambiente, favorendo una stretta connessione con lo stesso☘️

Gli obiettivi del progetto, fanno riferimento ai Traguardi di Sviluppo delle Competenze indicati nelle Indicazioni Nazionali del Miur, che ci permettono di consolidare le conoscenze promosse nei nostri alunni, attraverso la proposta didattica.

53720066_2125079764235165_8378540983205232640_nIl progetto avrà corso nei mesi di marzo, aprile e maggio p.v. e si articolerà in attività pratiche, ludico-informative, multimediali ed esperienziali. Culminerà in una Escursione didattica presso la spiaggia di Castel Fusano (Ostia) dove i bambini saranno impegnati in una camminata per esplorare la duna di sabbia e la spiaggia,  e si concluderà con attività ludiche di verifica per fissare i concetti appresi durante l’intero percorso.

Ringraziamo l’ISPRA per averci offerto questa opportunità e i suoi esperti, Francesco Venti, Giancarlo Pierfranceschi, Maria Celia Magno, Paola La Valle, per la dedizione, motivazione e attenzione che hanno mostrato in questo primo incontro, con i nostri bambini!

Un ringraziamento speciale va ad una delle “nostre mamme” Alessandra Lasco!!!

#savethefuture

Perla Boccaccini

la festa della mamma

31793515_1682529235156889_7680287993612992512_nVenerdì scorso abbiamo trascorso un pomeriggio di festa davvero emozionante, celebrando una delle ricorrenze più importanti per l’umanità: la festa della mamma!

La festa della mamma è la ricorrenza che celebra l’amore, il coraggio, la forza, il dolore di tutte quelle donne che danno senso e continuità a questa vita.

Abbiamo pensato di festeggiare, come è tradizione da noi, attraverso la realizzazione di tanti laboratori da condividere con i propri bambini nelle sezioni di appartenenza, in aggiunta abbiamo deciso di offrire  un seminario tematico dal titolo “Mamma sei arrabbiata?”

Il seminario è stato ideato come uno tanti tanti spazi di riflessione che promuoviamo nella nostra comunità educativa.

L’intento è stato quello di creare un contesto in cui condividere efficaci strategie per la regolazione emotiva e il benessere di mamma e bambino, e comprendere come si può essere “brave mamme” anche se a volte capita di arrabbiarsi!”

WhatsApp Image 2018-05-11 at 20.27.43Il seminario ha avuto un taglio teorico-esperenziale, per liberare le tante emozioni conservate nel cuore delle nostre mamme, non sempre felici e positive, sostenendo i momenti di buio, di dolore, di rabbia; è fondamentale per chi come noi si occupa di infanzia e genitorialità, sostenere tutte le emozioni materne poiché  rivestono un importantissimo ruolo, contribuendo alla costruzione di un’identità, di un percorso, che ha tante sfumature, tutte importanti e bisognose di attenzione e rispetto.

Ci teniamo a ringraziare tutte le mamme che hanno partecipato, tutte coloro che volevano partecipare ma che non hanno potuto e quelle che ci hanno semplicemente pensato.

È la forza la caratteristica dello spirito materno, la forza di questo amore capace di abbattere ogni ostacolo, di andare sempre avanti, senza scavalcare, senza aver fretta, ma accompagnando. Questo amore – da cui nasce ogni altro amore – è l’amore materno, perché la maternità non è un’ennesima tecnica da applicare al nostro corpo ma qualcosa che ci trascende, che ci lega misteriosamente all’essenza del nostro esistere. (Susanna Tamaro)

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Un ponte “educativo” tra Italia e Giappone

be0d0f45-5570-4d4d-ae5e-ec3c5a9f6bc1Da diversi anni ho avviato un proficuo interscambio culturale con insegnanti, dirigenti e personalità impegnate nelle politiche sociali giapponesi, con lo scopo di condividere strategie psico-educative rivolte a genitori e bambini nella fascia 0-6 anni, percorsi formativi per docenti di nido e scuola d’infanzia e linee programmatiche e organizzative per strutture socio-educative 0-6.

Scrivo di questo quinto appuntamento, avvenuto lo scorso 6 aprile, perché è stato speciale per una serie di motivi:

12464d65-4a05-43e9-ae7e-ec08130c10e6Il primo è legato al periodo dell’anno in cui è avvenuto, ovvero nel mese di aprile, che nella vita e nella cultura giapponese è davvero magico. È il mese della fioritura del Ciliegio, Sakura, fiore dal grande valore simbolico, significa, infatti, gentilezza e primavera. Il ciliegio è anche il simbolo del Giappone e la sua fioritura rappresenta uno degli eventi più importanti della primavera. Il ciliegio possiede una bellezza elegante, sobria e rappresenta perfettamente la caducità della vita, con la sua fioritura breve ma intensa, riassume perfettamente la vanità di ogni cosa: gioventù e bellezza, fama e ricchezza. Hanami, la rituale gita fuori porta per assistere alla fioritura, è una delle tradizioni più sentite dai giapponesi. Dal punto di vista simbolico, dunque, il mese di aprile acquista valore di rinascita, un bell’auspicio per l’educazione, non a caso la scuola in Giappone ha inizio in questo mese.

Il secondo motivo è rappresentato dal fatto che questa volta, la richiesta è pervenuta da parte di quattro donne, tutte membri delle Prefetture giapponesi.

71ad55e9-f871-4e69-9579-964614974b40Il Giappone è suddiviso in 47 Prefetture, ovvero unità amministrative. Il ruolo dei membri delle prefetture, è prevalentemente di tipo politico e si caratterizza dall’offrire alla popolazione residente, informazioni, formazione e orientamento su vari aspetti: economico, lavorativo, occupazionale, imprenditoriale, benessere, istruzione, salute e territorio. Tomoki Yamada (nella foto) per esempio è al suo terzo mandato del Consiglio di Assemblea della Prefettura di Nagasaki (una regione che ha 1,5 milioni di abitanti), è una donna molto impegnata a livello politico, è presidente del Comitato Speciale per il declino della popolazione e misure per l’occupazione economica. È fortemente coinvolta nella promozione del benessere e dell’educazione dei bambini.

50911fb7-e19b-4592-977d-be0bafd6a5c3Il suo impegno verso l’infanzia e il mondo educativo è centrale nella sua azione politica, i suoi slogan sono: investire nell’educazione dei bambini; proteggere la crescita e l’apprendimento di coloro che rappresentano il futuro di Nagasaki; incoraggiare lo studio, l’autosufficienza di persone con disabilità “nel corpo o nel cuore” (in Giappone fortemente stigmatizzate); investire nella creazione di ambienti in cui i bambini possano nascere e crescere con la massima tranquillità; sostenere i progetti e le società di supporto genitoriale; accrescere il sistema di formazione e trattamento degli insegnanti di scuola materna; promuovere l’educazione della prima infanzia; aumentare il numero di strutture di asilo nido; migliorare il trattamento delle educatrici e l’ambiente educativo; promuovere la scuola privata per coltivare personalità ricche; implementare le condizioni e le capacità di crescita dei figli. Anche le altre tre personalità presenti all’incontro, Inoue Kiyoko, Keiko Hakuishi, Yamada Tomoko, hanno ruoli analoghi nelle prefetture di Shimane e Miyazaki.

109119e7-edba-4605-abfe-a977b798e43fCiò che rende ogni volta speciale questi incontri va rintracciato nella ricchezza dello scambio tra due culture e stili di vita così lontani e al tempo stesso così complementari.

Lo stile di vita e la cultura giapponese, verso i quali nutro curiosità e ammirazione, mi hanno sempre ispirato ed avere l’occasione di confrontare il mio lavoro, i miei studi e le mie ricerche con donne cosi impegnate e motivate a migliorare la qualità della vita di bambini e genitori mi rende felice e grata per questa opportunità e soprattutto disponibile a condividere conoscenze e strategie d’intervento, convinta che il dialogo e il confronto siano l’unica strada per crescere nella vita come nel lavoro ed investire nel futuro.

bf55e8a3-d2d3-456f-9dd8-0dd5569c1df8I giapponesi godono di un alto standard di vita, quasi il 90% della popolazione si considera parte della classe media, tuttavia molti studi indicano un basso livello di felicità e di soddisfazione, rispetto alla maggior parte del mondo altamente sviluppato.  I giapponesi sono insoddisfatti della loro vita, il tasso di suicidi è il più alto al mondo (16,7 ogni 100 000 abitanti nel 2017). Questo stato di malessere nella popolazione è stato analizzato da un noto psicoanalista giapponese Takeo Doi (1920– 2009) nel suo libro Anatomia della dipendenza, dove cerca di spiegarne le ragioni, imputandolo al concetto di amae. Amae è un sostantivo usato come parola-chiave per spiegare il comportamento di una persona che cerca d’indurre un genitore, un coniuge, un insegnante o un superiore, a prendersi cura di lei. Il comportamento dei bambini verso i genitori è  l’esempio più comune di amae. Nel mondo occidentale, le pratiche educative,  cercano di interrompere questo tipo di dipendenza nei bambini, mentre in Giappone questa dipendenza continua fino all’età adulta. In Giappone, infatti, il rapporto tra madre e bambino implica che costituiscano un tutt’uno. L’amae è quel sentimento che il bambino prova quando comincia a differenziare sé stesso dal corpo della madre, ma allo stesso tempo sente la sua vicinanza come indispensabile per la sua sopravvivenza.

f08efb66-a97a-4159-a62d-2fdaa3f3bf2aQuesta premessa spiega la natura e la misura del nostro confronto, durante il quale abbiamo dapprima discusso delle diverse culture pedagogiche a confronto: italiana e giapponese, per poi rappresentare scenari psico-pedagogici e prassi educative che possano fare da ponte a due modi così diversi di allevare bambini, con qualche affinità e molte contraddizioni.

L’educazione giapponese è permissiva e indulgente, il comportamento materno è di completa dedizione ed iperprotettivo; il bambino, crescendo, assorbe la consapevolezza della bontà della madre, del suo sacrificio, maturando un sentimento di obbligo nei suoi confronti, che successivamente verrà trasferito in ogni relazione sociale. Anche l’educazione italiana è empatica e responsiva rispetto ai bisogni dei figli, ma appare più equilibrata e adatta ad accompagnare il bambino verso una graduale autonomia, rafforzandone la fiducia e la sicurezza. Mentre il “saper fare” in Giappone è molto incentivato, fin dalla primia infanzia; negli asili i bambini si occupano di ripulire gli spazi dopo le attività, nelle mense scolastiche servono i pasti e lavano i piatti, e dunque, molto efficace per promuovere comportamenti responsabili e pro-sociali. Nella nostra Italia, pur essendo la patria di Maria Montessori, antesignana di questa pratica, è ancora molto difficile l’implementazione di un tale modello pedagogico, così focalizzato sulla responsabilità individuale e l’attenzione al prossimo.

c7f7a17a-7594-4c9c-954c-b09bef219736Questo confronto ci ha condotto a convergere su un nuovo mandato che devono assumere le strutture socio-educative (asili nido, scuole dell’infanzia, istituti scolastici) ovvero quello di accompagnare bambini e genitori verso una crescita comune, con lo sguardo strettamente rivolto ai veloci cambiamenti della società in cui essi sono inseriti.

Parte del nostro tempo è stato dedicato ai bisogni di bambini con disarmonie o difficoltà dello sviluppo, in forte crescita anche in Giappone, dove peraltro vige una politica sanitaria fortemente orientata al trattamento obbligatorio, con prescrizioni prevalentemente di tipo farmacologico, con conseguente etichettamento e stigmatizzazione.

e6ba1fb5-1be9-466d-8087-d1b1d367cf33L’auspicio che abbiamo condiviso è stato quello di far confluire il nostro lavoro verso un’attenzione crescente per lo sviluppo socio-emotivo dell’individuo, che resta a livello globale, l’unica vera rivoluzione, in un mondo in vorticoso cambiamento, nel quale educazione e istruzione non possono che convergere la propria azione nella costruzione di competenze e abilità socio-emotive piuttosto che investire prevalentemente nello sviluppo di conoscenze e abilità cognitive della Persona.

dott.ssa Perla Boccaccini

Direzione Scientifica e Organizzativa

A Me Mi Piace andare all’asilo

Inside Out e il cervello dei bambini

inside OutOggi i bambini della scuola dell’infanzia si sono recati al cinema per vedere, il film in versione originale, INSIDE OUT della Disney Pixar. Il motivo per cui abbiamo pensato di riproporre questo cartone, nella sua versione originale, è in parte legato alla volontà di creare un’esperienza d’immersione nella lingua inglese, in parte per una ragione che coinvolge anche voi genitori e che cercherò di spiegare in questo articolo.

Uno dei motivi per cui mi è caro questo cartone animato, è perché racconta, con un linguaggio semplice e intuitivo, una cosa complessa, ovvero il funzionamento della mente umana. Un altro motivo, è perché le immagini hanno il potere di attivare quella parte del nostro cervello che ci porta a sognare, a sperare e a impegnare noi stessi per crescere e migliorare.

WhatsApp Image 2018-03-29 at 11.30.56Un motivo, che mi è particolarmente caro e si collega al mio lavoro sullo sviluppo di alcune importanti abilità della nostra mente, è perché soverchia tanti preconcetti e luoghi comuni, come quello che ci porta a pensare che il benessere psichico sia basato sull’idea della felicità, un’idea psicologicamente sbagliata; infatti, la protagonista “Gioia” è fortemente coinvolta nell’inibire “Tristezza”. Ma la felicità, è un percorso tortuoso, è un processo lungo ed impegnativo, che attraversa la vita e la complessità delle sue esperienze, accompagnate da una ricca costellazione di emozioni, non sempre collegate alla felicità. Infine, il più importante, è perché contrasta quell’idea scientifica che descrive il nostro mondo interno come un’organizzazione schematica, prevalentemente cognitiva, dove è sufficiente controllare le emozioni per gestirle al meglio. Mi impegno ogni giorno per ribaltare quella teoria della mente che vorrebbe, alla nascita una “tabula rasa”, che comincia ad accumulare ricordi a partire dalla venuta al mondo. I bambini hanno delle competenze straordinarie, pronte ad essere attivate fin dai primi istanti di vita ed il loro cervello è tutt’altro che un contenitore da riempire.

In una frase: cosa succede nella mente di un bambino?

Questa è la domanda a cui Disney Pixar ha provato a dare una risposta. Provateci anche voi, magari insieme ai vostri figli, rivedendo il film insieme. Canale 5, venerdì sera (http://www.mediaset.it/canale5/articoli/inside-out-1-tv_17420.shtmlsera) ci farà questo regalo, proponendo il cartone in prima serata!

Io, invece, cercherò di spiegarvi il cervello dei bambini nel prossimo mese di aprile, infatti ho programmato un seminario rivolto a genitori e educatori, di cui presto pubblicheremo tutti i dettagli.

Intanto vi auguro buona visione e soprattutto buona riflessione!

Perla Boccaccini – Psicologa, Psicoterapeuta, Specialista in Psicologia della Salute e in Progettazione Educativa.

A me mi piace… fare il papà!!!

whatsapp-image-2018-03-19-at-16-08-11“Credo che si diventi quel che nostro padre ci ha insegnato nei tempi morti, mentre non si preoccupava di educarci”

Questa frase di Umberto Eco, mi offre l’opportunità di aprire il seminario:       “A Me Mi Piace…fare il papà” in programma oggi presso il Centro Polifunzionale A Me Mi Piace andare all’asilo.

Il ruolo paterno si è molto trasformato negli ultimi tempi, conducendo il “papà contemporaneo” a vivere con grande partecipazione e coinvolgimento l’arrivo di un figlio. Questo cambiamento non è stato adeguatamente affiancato da spazi di riflessione e sostegno, a differenza di quanto, ormai, accade per la funzione materna. Per questa ragione ho pensato di ricavare un breve incontro, condotto dal dott. Flavio Incarbone, (Giornalista, Dottore in Psicologia, esperto di nuovi media e relazioni interpersonali) rivolto ai soli papà, capace di arricchire di nuovi spunti il percorso di crescita, rinnovandolo di risorse ed opportunità.

IMG-5231Volendo cogliere uno, tra i tanti spunti di riflessione che toccheremo oggi, partirei dalla considerazione che, se c’è qualcosa di negativo del nostro tempo è l’assenza di modelli. Questa frase è ricorrente nella sfera dell’analisi sociologica e psicologica della genitorialità. Il modello, infatti, ispira, plasma, orienta, guida. Ma se c’è qualcosa di positivo nel nostro tempo è l’assenza di modelli, perché la mancanza di un percorso, di una guida, ci spinge alla ricerca, all’osservazione, all’ascolto e alla ricerca dentro di noi di una strada, originale, autentica, personale. La ricerca autonoma e non orientata è più complicata ma indubbiamente trasformativa.

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Pertanto oggi non vi insegneremo a fare i padri, non cadremo in questa tentazione, perché nessuno è in grado di insegnarlo. Forse i migliori maestri potrebbero essere i vostri figli. Ma mi raccomando non cadete anche voi nella tentazione d’insegnar loro, perché impareranno di più dal vostro amore e da ciò che farete nei tempi morti, quando non vi preoccuperete di educarli.

Perla Boccaccini

img-5230Attenti, curiosi, interessati, silenziosi nella prima parte più teorica e descrittiva. Poi incalzanti, pronti a fare domande, sollevare dubbi, cercare di dare risposte nel momento del confronto. È vero: come dice la dott.ssa Perla Boccaccini, i papà non devono cadere nella tentazione di insegnare ai propri figli, perché questi ultimi apprendono molto più dall’amore spontaneo e scevro della preoccupazione di educarli. Così come è altrettanto vero che una cosa, oggi, questi numerosi padri riuniti per la prima volta tutti insieme l’hanno insegnata a noi: a loro piace fare i papà, lo vogliono, lo desiderano, sono pronti a mettersi in gioco oltre che a giocare – e a giocare con sempre più amore – con i propri bambini.

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Perché meno educazione e più amore? Probabilmente educare nel senso più stretto del termine significa da ultimo limitare dall’“esterno” quello che è il potenziale aperto di un bambino. Mentre con l’amore si rinforzano emotivamente – all’“interno” – adattamento, crescita, sicurezza.

Perché l’assenza di modelli può essere presenza di ricerca, sperimentazione e crescita? Perché ogni figlio, così come ogni genitore, è unico di fronte alla vita. Non si può evitare il confronto con se stessi: è necessario cercare di capire chi siamo come persone, come partner, come genitori. Né è possibile delegare questa straordinaria responsabilità, appunto, a un modello…

E anche qui sono ancora loro, i nostri bambini, a venirci incontro: “… i figli, se osservati e ascoltati, sono risorse relazionali straordinarie: ritrovare un padre vero, e non una mera funzione, è un’esperienza di crescita fondamentale per un figlio e ciò rende più fruibile anche il pieno materno, alleggerito finalmente da antiche funzioni vicarianti” (M.Andolfi).

Conoscere i propri limiti e le proprie risorse permette infine di prendere le giuste misure verso una società sempre più tecnologica, digitale, smartphone-centrica, sicuramente più “veloce” ma allo stesso tempo più alienante. Se i papà, anche se in molti casi ancora un po’ troppo analogici, riescono a rappresentare un vero punto di sicurezza per i propri figli – a partire appunto dal proprio amore – questi ultimi possono contare su una solida base per qualsiasi altra difficoltà.

Tutto ciò e tanto altro ancora i presenti al seminario “A Me Mi Piace… fare il papà” lo hanno compreso. Anzi, ce lo hanno fatto capire. Ed è per tale motivo che questo è solo un arrivederci…

PS: un grazie anche a tutte quelle mamme che hanno suggerito o convinto alcuni di loro ad essere qui. Tifare per i propri mariti e viceversa significa infatti fare un gioco di squadra per far crescere bambini felici.

Flavio Incarbone

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